Greenthesis S.p.A. : il desorbimento termico in situ di Bussi sul Tirino
- by Greenthesis Group
- 13 set 2022
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Il sito di Bussi sul Tirino diventa Sito di Interesse Nazionale (SIN) con Decreto del Ministero dell’Ambiente il 28 maggio 2008; interessa un territorio di 236 ettari. All’interno del SIN di Bussi, si estende l’area di Tremonti di circa 30mila metri quadri ove si svolgono i primi interventi della società Tre Monti, nata dalla partnership tra Greenthesis, Herambiente, Edison e Edison Next Environment proprio per realizzare le opere di bonifica dei terreni e delle acque sotterranee.
I lavori di bonifica sono in continuità con le attività avviate da Edison a partire dal 2016, con un ampio piano di indagini volto a completare il lavoro di analisi delle sostanze presenti in superficie e nel sottosuolo avviato dalla precedente gestione commissariale, poi con la progettazione dell’intervento di bonifica. Il progetto di bonifica è stato autorizzato nel 2018 con decreto ministeriale ed è diventato operativo, grazie alla definizione degli obiettivi di bonifica e alle autorizzazioni locali, nel 2020. Da luglio 2021 Edison opera sull’area attraverso la società Tre Monti, a cui è stato volturato il decreto ministeriale.
Le attività di bonifica principali consistono in un piano di rimozione dei rifiuti tramite scavo e smaltimento (per l’intero sito) e un intervento di desorbimento termico, una tecnologia che permette di trattare i contaminanti presenti in profondità senza movimentazione di terreno, nella porzione settentrionale, preventivo alla rimozione dei rifiuti.
La tecnica applicata
Il desorbimento si avvale di sonde termiche che vengono infisse nel terreno, alla profondità corrispondente alla presenza dei contaminanti. Il riscaldamento del suolo fino a temperature di 100°C determina la vaporizzazione delle sostanze volatili e semi-volatili presenti, che vengono captate e convogliate all’interno di impianti di trattamento.
Il vantaggio di questo sistema a ciclo chiuso è quello di consentire l’estrazione di contaminanti senza rendere necessaria la movimentazione di grosse masse di terreno, minimizzando gli impatti sull’ambiente e sulle persone.
Il progetto
Il progetto di intervento si sviluppa in due fasi successive:
- il modulo pilota, applicato a circa 400 mq, utile e necessario alla calibrazione dei parametri sito specifici;
- il full scale per l’applicazione di larga scala sull’intera area interessata (5.200 mq).
Il sistema è inoltre di tipo integrato: sono presenti sia le postazioni di applicazione della tecnologia sia una serie di postazioni di controllo della stessa. A tale scopo sono realizzati:
- punti di riscaldamento posizionati, attraverso perforazioni, alla profondità desiderata, in relazione alla presenza della contaminazione;
- pozzi di estrazione vapori (VEW);
- pozzi di estrazione multifase (MPE);
- pozzi di monitoraggio;
- punti di captazione di eventuali emissioni fuggitive;
- pozzi di monitoraggio della temperatura (TMP).
L’attività di bonifica
Per predisporre al meglio l’attività in sito, l’area è stata completamente compartimentata mediante palancolatura laterale e capping superficiale con lo scopo di isolare e limitare la circolazione idrica nel sottosuolo, riducendo la penetrazione di acqua meteorica, le perdite di calore e impedendo eventuali migrazioni di vapori all’esterno dell’area in trattamento. Gli elementi riscaldanti, inseriti dentro camicie metalliche, consentono di innalzare la temperatura del sottosuolo, sino alla temperatura di ebollizione della soluzione acquosa portando così al desorbimento dei contaminanti legati alla matrice solida e, di conseguenza, alla vaporizzazione degli stessi.
In particolare, per questo sito, il sistema di riscaldamento individuato come il migliore per raggiungere gli obiettivi è stato quello conduttivo: ossia, il riscaldamento del terreno avviene per mezzo di conduzione dalla singola resistenza elettrica posta all’interno di ciascuno degli elementi riscaldanti in acciaio dai quali il calore si diffonde per conduzione. In superficie, poi, gli elementi riscaldanti sono collegati a una Power Unit che regola l’apporto energetico a ciascun elemento per determinare una diffusione ottimale del calore nell’intera area di trattamento.
La captazione dei vapori è assicurata da punti di ventilazione e pozzi di estrazione multifase (equipaggiati con sistemi di dewatering) che raccolgono tutti i vapori generati convogliandoli all’unità di trattamento.
La rimozione dei contaminati dal flusso gassoso avviene per mezzo di filtrazione su carboni attivi, prima dell’emissione nell’atmosfera.
Eventuali acque e condense sono raccolte e separate, per essere qualificate e smaltite a norma di legge.
Le emissioni in atmosfera sono assoggettate a verifica di conformità rispetto ai limiti di emissione previsti in apposito provvedimento AUA (Autorizzazione Unica Ambientale).
Le fasi del processo
L’intervento di desorbimento termico in situ si compone di tre fasi distinte:
- riscaldamento fino alla temperatura di esercizio di ebollizione (100°C);
- trattamento a temperatura costante e massimizzazione della rimozione di inquinanti;
- raffreddamento dell’area trattata.
Nella prima fase, oltre al riscaldamento del sottosuolo, si attua anche l’estrazione (emungimento) delle acque presenti al fine di ridurre le perdite di calore per evaporazione della sola fase liquida. Durante questa fase la rimozione dei contaminanti avviene prevalentemente in sostanza liquida o disciolta in acqua. L’aumento della temperatura del suolo, infatti, favorisce la mobilità e la solubilità dei contaminanti facilitandone l’estrazione assieme all’acqua.
Si passa dunque alla seconda fase dove, una volta raggiunta la temperatura di esercizio, essa viene mantenuta costante agendo sull’immissione di energia nel sottosuolo.
Al termine della fase di esercizio attivo del modulo pilota, l’unità di riscaldamento viene spenta (fase tre), mantenendo attivi i soli sistemi di aspirazione e trattamento degli effluenti al fine di garantire il contenimento delle eventuali emissioni gassose provenienti dal sottosuolo sino al raffreddamento (parziale) dei terreni.
Tramite tale tecnologia si è in grado di garantire una decontaminazione di ingenti volumetrie di intervento (circa 20.000 mc) in tempi rapidi e con impatti ambientali ridotti.
L’applicazione del trattamento consente il raggiungimento degli obiettivi di bonifica con apprezzabili vantaggi in termini di:
- sostenibilità, poiché non comporta asportazione dello strato argilloso-torboso sottostante al rifiuto (trattamento in situ);
- sostenibilità ambientale, grazie a minori movimentazioni e trasferimenti di matrici contaminate;
- sostenibilità economica, visto il costo più accessibile del trattamento in confronto ad altre metodologie (es. conferimento off site);
- sostenibilità sanitaria, non avendo esposizione alle matrici contaminate (che rimangono in situ) per il personale;
- velocità, è un processo veloce che non dipende dalla disponibilità e ricettività di impianti esterni;
- sicurezza, poiché agisce a profondità rilevanti, senza bisogno di scavi e opere di sostegno;
- circolarità delle risorse, grazie alla decontaminazione infatti c’è il recupero totale del terreno autoctono, senza bisogno di riportare materiali vergini.
Conclusioni
La scelta delle migliori tecnologie di bonifica applicabili per un sito contaminato deve considerare sempre tre elementi fondamentali: l’utilizzo futuro dell’area oggetto di riqualificazione, un’approfondita valutazione/comparazione delle diverse tecnologie di intervento applicabili, il minor impatto ambientale delle modalità di intervento e la massimizzazione del recupero materiali. Applicare, negli anni a venire, tecnologie di bonifica in situ che permettano di non avviare a smaltimento significativi quantitativi di terreno contaminato, come quella di desorbimento termico è, e deve essere, un obiettivo.
Il desorbimento termico in situ è una tecnica affidabile e collaudata, applicabile a composti organici volatili, semivolatili ed adatta a terreni, anche eterogenei e/o con bassa permeabilità, permettendo di trattarli senza la preventiva rimozione di edifici insistenti sull’area da bonificare.
In particolare, l’uso di questa tecnologia permette di ridurre l’impatto in termini di movimentazioni dei terreni e l’invio a discarica di ingenti quantità di rifiuti con un complessivo beneficio ambientale in termini di risparmio di emissioni di CO2 e di utilizzo del suolo.
Poche sono ad oggi le esperienze applicative in Italia, il nostro augurio è che questo intervento faccia da apripista e punto di riferimento per successivi progetti.