Api e biomonitoraggio: le sentinelle volanti della salute ambientale
- by Greenthesis Group
- 3 lug 2025
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In Italia l’apicoltura urbana moderna affonda le sue radici già nei primi anni ’80, quando le università di Torino e Bologna introdussero per la prima volta l’idea di utilizzare le api come “matrici ambientali”, ovvero organismi in grado di fornire informazioni affidabili sulla qualità dell’ambiente in cui vivono. Questa intuizione si è consolidata nel tempo, dando origine a una vera e propria pratica scientifica di biomonitoraggio ambientale attraverso l’impiego dell’Apis mellifera – l’ape mellifera. Un esempio attuale e su larga scala, ad esempio, è il progetto “Apincittà”, promosso e finanziato dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, in collaborazione con numerosi enti scientifici tra cui ISPRA, ISS, CREA, IZSLT e la Federazione Apistica Italiana. Il progetto prevede l’installazione di due apiari in ciascuna delle 60 città coinvolte – da Alessandria a Roma, da La Spezia a Grosseto, fino a Bari e Potenza – con l’obiettivo di monitorare l’ambiente urbano in modo innovativo. Il valore delle api in questo contesto risiede nella loro capacità di volare e raccogliere particelle e contaminanti presenti nell’aria, nel suolo e sulla vegetazione. Le analisi dei prodotti dell’alveare, come miele, polline e cera, consentono di rilevare la presenza di pesticidi, metalli pesanti, polveri sottili e microplastiche. Il progetto “Apincittà”, attivo fino al 2026, si concentra su tre principali pressioni ambientali: la contaminazione delle acque da pesticidi, la qualità dell’aria e il consumo di suolo, offrendo così un’analisi integrata dello stato di salute degli ecosistemi urbani.
L’inquinamento ambientale, minaccia per tutti gli ecosistemi e la salute umana, diventa maggiormente rilevante poi nelle aree critiche come discariche o siti di ex poli industriali da bonificare, dove la concentrazione di contaminanti risulta spesso più elevata1. La diffusione di sostanze nocive, come metalli pesanti e composti organici, rende indispensabile l’adozione di sistemi di monitoraggio efficaci. Tuttavia, i metodi convenzionali, pur essendo precisi, presentano limiti significativi: sono costosi, coprono aree ristrette e richiedono personale tecnico specializzato. In alcuni contesti, l’uso di bioindicatori, e in particolare delle api mellifere (Apis mellifera), può offrire un’alternativa valida.
Fin dagli anni ’60, il loro impiego ha permesso di identificare contaminazioni in aree industriali. Ad esempio, nel 1961 Svoboda utilizzò le api per rilevare la presenza di arsenico in Cecoslovacchia. Da allora diversi studi hanno confermato l’efficacia dell’apicoltura nel biomonitoraggio in determinati contesti: ad esempio, ricerche di Negri et al. e Pellecchia et al. hanno dimostrato che le api raccolgono particolato e microinquinanti in zone industriali, accumulandoli sia sul corpo sia nei prodotti dell’alveare.
Anche alcuni casi studio nazionali ed esteri più recenti hanno fornito nuovi dati sul ruolo fondamentale delle api mellifere nel biomonitoraggio ambientale, sottolineando come la loro capacità di raccogliere particolati e contaminanti attraverso il volo riesca a fornire un quadro chiaro dell'inquinamento nei pressi delle discariche. Grazie al loro ampio raggio di azione, le api accumulano sostanze come metalli pesanti (ad esempio piombo, cadmio, mercurio) nei loro corpi e nei prodotti dell'alveare. Questo le rende strumenti ideali per misurare e mappare soprattutto la distribuzione spaziale dei contaminanti, come alcuni dati interessanti attestano:
- Discarica di Malagrotta, Roma: È stata rilevata una concentrazione elevata di mercurio nelle api rispetto a zone rurali.
- Terra dei Fuochi, Campania: lo studio dei bioaccumulatori ha mostrato l’accumulo di cadmio e piombo, con segnalazioni inedite di particelle d'oro e titanio.
- Impianti di smaltimento nelle Marche: nella regione è stato avviato biomonitoraggio preventivo per rilevare contaminanti.
- Impianto TMB e discarica di Viterbo: Gli apiari vicino a discariche hanno mostrato contaminazioni molto basse, indice di buona gestione ambientale.
- Łowicz (Polonia): Le api come bioaccumulatori di metalli pesanti in tre diversi habitat del distretto (agricolo, urbano e boschivo) hanno offerto un confronto interessante tra un sito con discarica e altre situazioni in un contesto diverso da quello mediterraneo.
- Aberdeen Proving Ground (Maryland, USA): Arnie, dotate di sensori e filtri ad alta tecnologia, hanno permesso un controllo quasi in tempo reale delle emissioni pericolose (fughe tossiche) presso l’ex discarica chimica del poligono.
I vantaggi dell’uso delle api nel biomonitoraggio accanto ai sistemi tradizionali sono numerosi:
- Copertura spaziale estesa: ogni alveare monitora un raggio di 3-5 km.
- Economicità: i costi sono inferiori rispetto ai metodi strumentali tradizionali.
- Sensibilità e versatilità: le api rilevano un ampio spettro di contaminanti.
- Analisi multi-matrice: è possibile campionare e confrontare più componenti (polline, miele, cera, api stesse).
Ovviamente, esistono anche delle sfide: per coprire grandi aree è necessario un numero elevato di alveari; inoltre, l'attività delle api è influenzata da condizioni climatiche e biologiche, e l’analisi richiede laboratori specializzati per interpretare correttamente i dati.
Greenthesis, con progetti di apicoltura ambientale passati e recenti, è uno degli attori più attivi in questo campo in Italia. L’uso delle api come bioindicatori non solo fornisce dati scientifici affidabili, ma può contribuire anche alla rigenerazione ambientale e alla narrazione positiva di siti spesso percepiti come critici, come nei casi seguenti:
- Rigenio (Sannazzaro de' Burgondi, PV): nel 2024 presso l’impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali gestito dal Gruppo è stato avviato il progetto “Apicoltura Urbana x Greenthesis” in collaborazione con Apicoltura Urbana S.r.l., società benefit pioniera nell’apicoltura urbana scientifica. Sono stati installati due alveari con 120.000 api, che ogni giorno visitano circa 60 milioni di fiori e producono 5 kg di miele. La loro attività contribuisce alla mitigazione di 31.485 kg di CO₂/anno, equivalenti alle emissioni annuali di 15 automobili.
- GEA Srl (Sant’Urbano, PD): dal 2021 nel perimetro della discarica è attivo un progetto con decine di arnie dell’ape ligustica Spinola. L’ambiente è stato arricchito con piante mellifere autoctone e il miele prodotto conferma la buona salute dell’ecosistema locale.
- Barricalla (Collegno, TO): dal 2000 nell’impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali le api vengono utilizzate per monitorare la qualità ambientale. Le analisi annuali del miele non hanno mai rilevato anomalie, dimostrando la compatibilità tra gestione responsabile dei rifiuti e tutela della biodiversità.
1Per alcuni dati di seguito riportato si ringrazia il lavoro del Dott. Vincenzo Naddeo.