La resilienza del bosco: consiglio di lettura green
- by Greenthesis Group
- 14 giu 2021
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Il ricercatore italiano Giorgio Vacchiano, nominato nel 2018 dalla rivista Nature come uno degli 11 migliori scienziati emergenti nel mondo, ha scritto un libro intitolato La resilienza del bosco, una lettura davvero interessante che ci parla di un ecosistema di cui in verità non sappiamo davvero molto: le foreste.
Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente all’Università Statale di Milano, con il suo libro d’esordio ha dato vita a un testo che riesce a fondere narrazione e divulgazione scientifica, fornendo spunti interessantissimi circa gli studi condotti in ambito forestale e spiegando al grande pubblico quale sia lo stretto rapporto che lega il mondo vegetale a quello animale.
La parola resilienza è stata una di quelle che nell’ultimo anno e mezzo, soprattutto in relazione alla pandemia di Covid-19, è stata davvero spesso chiamata in causa. Abbiamo imparato a capire che fa riferimento a quella capacità, erroneamente attribuita in via preferenziale al genere umano, di riuscire a rialzarsi nelle difficoltà e a non farsi piegare dalle vicende avverse.
Ma siamo sicuri che la resilienza sia davvero soltanto così “umana”?
Giorgio Vacchiano ci racconta un’altra resilienza, quella della natura, quella delle foreste! Nonostante esse siano abitualmente pensate come qualcosa di immutabile e statico, sempre uguali nel tempo, a meno di un’intrusione umana, le foreste invece sono assolutamente vive e in continuo mutamento e adattamento, lento e costante.
E, paradossalmente, ce ne rendiamo pienamente conto quando c’è una grossa calamità che vi incombe: alluvioni, incendi, colate laviche in seguito a un’eruzione vulcanica e così via. Apparentemente tutto sembra distrutto, ma a questi fenomeni catastrofici non segue, come ci si aspetterebbe, un’estinzione, ma anzi si aprono scenari nuovi di enormi possibilità.
Un caso esemplare di resilienza vegetale è quanto accaduto in seguito all’eruzione distruttiva del vulcano Mount Saint Helens (nello Stato di Washington, Stati Uniti d’America), che nel maggio 1980 con 3 miliardi di metri cubi di fango, cenere e neve in fusione spazzò via i boschi sulle sue pendici. Il primo pensiero vedendo lo scenario immediatamente successivo alla catastrofe fu quello di una desertificazione definitiva, invece la natura, senza il minimo intervento umano, ha operato nel corso degli anni e la foresta è tornata rigogliosa. Gli uccelli hanno portato semi e hanno utilizzato i tronchi caduti per proteggere le nuove piante da vento e intemperie. Insomma, il miracolo della natura in tutto il suo splendore.
L’ecosistema è tutt’altro che fermo, cambia, si plasma, lascia spazio a nuove specie e tutto muta senza che nulla si distrugga davvero. I boschi e le foreste che Vacchiano ha attraversato girando in lungo e in largo per il pianeta sono l’esempio principe di questa “naturale resilienza”. Resilienza che però, badate bene, il nostro pianeta ha acquisito in milioni e milioni di evoluzione e che potrebbe essere messa a dura prova dalla repentinità dei cambiamenti climatici, tutt’altro che naturali, a cui stiamo sottoponendo la Terra con il nostro operato non proprio virtuoso.
Ed ecco che quindi emerge quel filo strettissimo che lega le nostre vite alla vita degli alberi, degli animali, degli ecosistemi che costituiscono la nostra casa comune. Non dobbiamo dimenticare che la vita dell’uomo cammina di pari passo con quella dell’ambiente che ci ospita e questo libro ci insegna a ripensare il nostro futuro in relazione a tutto ciò che ci circonda e di cui noi stessi facciamo parte.
Per concludere proprio con le parole che l’autore ha scelto per l’epilogo di questo libro, il suo è stato un tentativo di scrivere un testo di divulgazione scientifica che fosse “in grado di spiegare in maniera chiara e coinvolgente che cultura e natura, uomo e ambiente, crisi climatica e diritti umani sono in realtà due facce di uno stesso, unico sistema. Che la resilienza del bosco è, anche la nostra resilienza”.