Rifiuti: da problema a opportunità!
- by Greenthesis Group
- 17 mag 2021
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Siamo già arrivati alla terza tappa del nostro viaggio all’interno dei capitoli del libro “Tutto Ruota”, edito da Guerini e Associati, scritto da Luciano Canova e Fabrizio Iaconetti e promosso da Greenthesis Group. Nell’appuntamento di oggi, prendendo le mosse dall’attuale situazione normativa ed effettiva del trattamento dei rifiuti, arriveremo a concepire il rifiuto come molto di più di un semplice scarto o un problema da risolvere, ribaltando la nostra visione e ponendo l’accento su quanto esso possa invece tramutarsi in un’opportunità, in una risorsa!
Per arrivare all’End of Waste Era bisogna capire e attraversare prima il percorso del rifiuto quando ancora è considerato tale e puntare a una cultura del better waste come passaggio intermedio: ed è proprio questo il punto del viaggio a cui siamo arrivati dopo le prime due tappe alla scoperta di “Tutto Ruota” negli articoli precedenti!
A livello comunitario vi sono dei Regolamenti atti a classificare esattamente ogni tipo di rifiuto affinché a partire da questa classificazione si possano pensare norme specifiche per lo smaltimento di ciascuna categoria. L’Elenco europeo dei rifiuti (Eer) è presupposto di questa divisione, in quanto attribuisce a ogni rifiuto un determinato codice (chiamato CER) che lo identifica. La distinzione principale è quella operata secondo l’origine del rifiuto che distingue i rifiuti urbani da quelli, così detti, speciali; secondariamente c’è un’altra distinzione che divide i rifiuti (a prescindere dalla loro origine) in pericolosi e non pericolosi.
Didascalia: Uno schema utile per la classificazione, su base normativa, dei rifiuti.
Ma quanti sono i rifiuti che vanno gestiti? Quanti sono effettivamente i rifiuti solidi urbani che vengono prodotti ogni anno nel mondo? Si stima che siano più di due miliardi di tonnellate di cui, per tenersi bassi, almeno il 33% non viene gestito in maniera ecologicamente sicura. Si aggiunga a questo che si prevede che, inoltre, con il progresso di alcune società e il tasso di crescita della popolazione si arriverà nel 2050 a produrne circa 3,40miliardi all’anno.
Ed ecco che qui risiede l’importanza dell’economia circolare: essa è l’unica via possibile affinché si riescano a risolvere alla radice problemi come questo, rendendo una parte maggiore possibile di questi rifiuti nuove risorse (materie prime seconde) e facendo sì che le produzioni siano sempre più sostenibili. Non è un più differibile questo cambio di passo, perché laddove i rifiuti non vengono differenziati adeguatamente, vanno a finire in discariche aperte senza sistemi di raccolta del gas di scarico, essendo anche un’enorme fonte di inquinamento atmosferico. Discariche di questo tipo, ad esempio, secondo una stima del 2016, sono state in grado di produrre 1,6 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra equivalenti di anidride carbonica. Tali numeri non servono a nulla se non sono in grado di innescare la consapevolezza che misure rapide ed efficaci vanno prese immediatamente.
Concetto di End Of Waste
Se ci si rende conto dell’entità del “problema” rifiuti, si comprende che l’unica strada possibile è quella di trasformarlo in “opportunità”. Già con l’avvento della green economy, parlando di efficienza energetica, il rifiuto aveva iniziato a trasformarsi in risorsa, ma adesso più che mai urge un ammodernamento legislativo che operi su tre assi cardine:
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i flussi di rifiuti per i quali non è più necessaria la qualifica di rifiuto ma che possono re-immessi nel sistema produttivo ed economico come materie prime seconde;
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i flussi di rifiuti attualmente non riutilizzati o riciclati a causa di ostacoli di tipo legislativo, autorizzativo, organizzativo, economico, competitivo e che frenano lo sviluppo economico;
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i flussi di rifiuti attualmente non riutilizzabili o riciclabili. Su di essi occorre intervenire affinché si sviluppino nuovi materiali, nuovi prodotti da reimmettere in produzione, nuovi sistemi e nuovi sbocchi di mercato, valutando anche la progressiva eliminazione o la sostituzione con altri che siano riutilizzabili o riciclabili.
La cessazione della qualifica di rifiuto, in particolare, deve diventare lo strumento principale per innescare e realizzare la società del riciclo, dando alla materia prima seconda uno status nuovo, che la faccia competere alla pari con la materia prima “vergine”. Allo stesso modo, troppo spesso la possibilità di considerare un residuo come un sottoprodotto e destinarlo a nuovi cicli produttivi si scontra con il timore di riuscire a provarlo davanti alle autorità responsabili della verifica. È necessario, dunque, aiutare gli operatori nel controllo delle condizioni che consentono di classificare i residui come sottoprodotti e prevedere criteri standard per quanti più flussi di residui possibile in modo da dare certezza ai produttori del residuo e anche alle stesse autorità.
Nel concreto bisognerà partire con una forte agenda istituzionale che sviluppi un piano di riduzione delle quantità e delle modalità di gestione dei rifiuti, considerando che l’integrazione di strumenti ambientali o fiscali può essere un driver di iniziative che, ad esempio, rendano più diffusa la riparazione, affrontino l’obsolescenza programmata, agevolino il mercato dell’usato e altre azioni tangibili in grado di stimolare la domanda e dare vita alle condizioni migliori in vista di un mercato più efficiente. Si deve osare e introdurre un’efficace azione di riforma basata su tre capisaldi: collaborazione (incentivando un sistema economico che coinvolge più attori per sviluppare una dinamica cooperativa basata sulla fiducia), finanziamento della ricostruzione (promuovendo politiche governative che danno sostegno alle imprese che fanno investimenti in chiave green) e accelerazione digitale (adottando capillarmente tecnologie e servizi digitali come leva per favorire la transizione circolare).