Carburante dai rifiuti: Il biometano avanzato non consuma suolo
- by Greenthesis Group
- 10 ago 2020
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Vi ricordate “Ritorno al futuro 2”? Sotto gli occhi esterrefatti di Marty McFly, il dottor Brown usava gli scarti di cucina per far viaggiare nel tempo la sua DeLorean. Era il 1989 e sembrava fantascienza, ma dopo trent’anni trasformare i rifiuti in carburante per auto è una realtà consolidata.
L’Italia è oggi il primo mercato europeo per l’uso di metano per autotrazione, con un parco circolante di quasi 1 milione di autoveicoli (circa il 2,4% del totale) e circa 1.250 distributori che erogano un miliardo di metri cubi di metano all’anno. Ma c’è anche un mercato “extra rete”, principalmente dedicato a flotte di trasporto pubblico, che consuma circa 90 milioni di metri cubi di metano. Nel trasporto pesante si sta sempre più affermando anche l’impiego del gas naturale liquefatto, con oltre una trentina di distributori già in esercizio, alcuni anche in territorio bergamasco.
Le due tipologie
«In Italia il decreto 2 marzo 2018 promuove e incentiva il biometano come biocarburante destinato ai trasporti e ne individua due tipologie: il biometano “avanzato” e quello non avanzato», spiega Roberto Zocchi, chief technical officer di Greenthesis Group, uno dei principali operatori integrati della gestione dei rifiuti urbani e industriali e nel settore delle bonifiche ambientali, di cui fa parte anche il termovalorizzatore Rea Dalmine.
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