Circular Economy Action Plan: azioni concrete per un Europa più green
- by Greenthesis Group
- 13 lug 2020
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L’Europa non si ferma e continua a dare seguito ai progetti per un Unione sempre più sostenibile inaugurati ufficialmente con la Presentazione dello European Green Deal l’11 dicembre scorso. E, tra i vari appuntamenti mensili della Commissione Europea sul tema ambientale, dopo la presentazione del piano di investimenti e del meccanismo per una transizione giusta, dopo la proposta della prima legge sul clima volta a garantire un’Unione europea a impatto climatico zero entro il 2050 e dopo l’adozione della strategia industriale europea, c’è stato circa un mese fa (l’11 marzo) l’importante incontro per la presentazione del Piano d’azione per l’economia circolare*, incentrato sull’uso responsabile delle risorse.
Nel 2018 la strategia sulla gestione della plastica presentata in Commissione aveva un po’ scontentato per la sua nebulosità, configurandosi come un insieme di belle proposte non abbastanza ancorate, però, a una futura fattibilità. Con questo Piano d’azione, invece, si può vedere finalmente cosa in concreto l’Europa farà per abbracciare l’intera vita del prodotto e aderire a una strategia che porti all’abbandono dell’usa e getta. Si parte quindi dall’eco-progettazione dei materiali, ossia focalizzandosi su una produzione, a monte, più “circolare”, in grado di riutilizzare le materie prime, visto che, ad oggi, solo il 12% delle risorse impiegate trova una seconda vita, quando invece questo è dei modi più efficaci per il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050 (tra gli obiettivi che l’UE si è posta con il Green Deal).
È, infatti, risultato necessario dare priorità, proprio in fase di progettazione, al contenimento dello spreco di risorse, aumentando il più possibile l’utilizzo di materiali riciclati anziché materie prime primarie, favorendo così il riuso e il riciclo anche del prodotto al termine della sua vita, fino poi a contemplare quel concetto ormai quasi dimenticato, ma invece fondamentale nel contenimento dello spreco e della logica del monouso, ossia la riparazione. È stato, anzi, previsto che i consumatori abbiano accesso a informazioni attendibili sulla riparabilità e sulla durabilità dei prodotti, così che possano compiere scelte più sostenibili e possano beneficiare di un vero e proprio “diritto alla riparazione”. Questo punto è molto importante perché mostra come ci sia una rinnovata attenzione al consumatore che non è più soltanto un semplice utente, ma è anch’esso parte attiva nel processo della circolarità tramite le sue scelte consapevoli, non sono durante l’acquisto, ma anche in seguito durante tutto il ciclo di vita del prodotto.
Maggiormente “colpiti” da questi provvedimenti sono i dispositivi elettronici, riguardo i quali viene indicato che “i prodotti immessi sul mercato europeo, quali cellulari, tablet, laptop, dovranno essere progettati per durare più a lungo e per essere riciclati più facilmente. Non solo, per i telefoni cellulari sarà necessario introdurre un caricatore universale. Tema che si ricollega direttamente allo smaltimento delle apparecchiature elettroniche (Raee): oltre a migliorarne la raccolta (limitando tra l’altro l’uso di sostanze pericolose), il piano prevede anche di mettere a punto un sistema di restituzione dei dispositivi usati per consentire un corretto avvio al riciclo” [1]. Sono le case madri, quindi, che, nativamente, dovranno produrre dispositivi riparabili, riciclabili e riutilizzabili: un’incredibile stoccata, questa, al concetto di obsolescenza programmata alla base del modello lineare dell’economia.
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea ed executive vice-president per l’European Green Deal, interpellato al riguardo, ha ulteriormente spiegato quali sono gli obiettivi e i vantaggi di questa riforma: “Oggi il nostro ciclo economico è quasi del tutto lineare […]. Molti prodotti si rompono troppo facilmente e non possono essere riutilizzati o riparati, questo perché spesso sono costruiti per essere usati fin tanto che non si guastino. L’economia circolare offre quindi un immenso potenziale per le imprese e per i consumatori. Con il piano di riforma che stiamo lanciando vogliamo cambiare il modo in cui i prodotti vengono costruiti, così da dare al consumatore la possibilità di operare una scelta ecosostenibile” [2].
Oltre alla responsabilizzazione dei consumatori e all’eco-progettazione, il Piano si è voluto concentrare su tutti quei settori che, utilizzando più risorse, hanno un elevato fattore di circolarità. In particolare, oltre all’elettronica, di cui si è già parlato, viene fatto riferimento al settore degli imballaggi e quello dei materiali da costruzione per i quali verranno proposte disposizioni vincolanti relative al contenuto di plastica riciclata nelle loro produzioni e per far sì che tutti gli imballaggi immessi sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.
Anche il tessile è chiamato ad avere una nuova parola d’ordine: innovazione. Secondo i dati forniti dall’Unione europea, infatti, meno dell’1% di tutti i prodotti tessili del mondo vengono da materie prime seconde, l’obiettivo del piano è quindi quello di incentivare l’uso di tessuti riciclati e di rendere i capi d’abbigliamento più sostenibili (oltre che privi di sostanze tossiche). Una proposta di questo tipo estende la responsabilità del produttore e implica una cooperazione internazionale, visto che il 60% per cento della produzione è di origine extra-europea.
Anche il tema a noi più caro, ossia quello dei rifiuti, è stato preso in esame dalla Commissione che ha previsto la “possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello europeo per la raccolta differenziata dei rifiuti, mentre l’accento sarà posto sia sulla necessità di ridurre a monte la produzione di rifiuti sia di riciclarli per immetterli in un mercato delle materie prime seconde davvero efficiente: ad esempio, nuove misure aumenteranno il ricorso agli appalti pubblici verdi (che continuano a latitare nel nostro Paese, nonostante le misure di legge previste in materia), con l’introduzione di obiettivi o criteri minimi obbligatori in materia” [3].
Nonostante l’ambizione del Circular Economy Action Plan, l’attuazione di quest’ultimo potrebbe portare, secondo le stime dell’Unione, a una crescita del Pil di un ulteriore 0,5% con la creazione di oltre 700 mila posti di lavoro nelle professioni green. Come ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, “il nuovo piano renderà la circolarità il mainstream della nostra vita e accelererà la transizione verde della nostra economia. Le azioni creeranno opportunità commerciali e di lavoro, conferiranno nuovi diritti agli europei, sfruttando innovazione e digitalizzazione e assicurando che nulla venga sprecato” [4].
*Per il testo integrale del Circular Economy Action Plan si rimanda a questo link: https://ec.europa.eu/environment/circular-economy/pdf/new_circular_economy_action_plan.pdf
[1] https://www.lifegate.it/persone/news/europa-economia-circolare
[2] https://www.html.it/13/03/2020/commissione-europea-presentato-il-circular-economy-action-plan/
[4] https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/riciclo/economia-circolare-ue-piano-azione/