AISEC e Greenthesis: insieme per l'economia circolare
- by Greenthesis Group
- 2 lug 2020
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L’AISEC (Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Economia Circolare) è un’associazione no-profit che si occupa di promuovere, diffondere e applicare l’economia circolare in Italia, con la solida convinzione, condivisa anche dal nostro Gruppo, che questo modello economico sia l’unico in grado di portare a uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e valorizzante di ogni materia prima.
Eleonora Rizzuto, fondatrice di AISEC, a riguardo, ha dichiarato che «l’Economia Circolare è un modello economico che trascende i singoli perimetri aziendali e che implica modifiche profonde di processo non solo all’interno delle aziende che vogliano dotarsi di tale modello ma anche nelle relazioni tra gli attori coinvolti. […] L’impresa, unitamente agli altri attori coinvolti nel ciclo produttivo, può contribuire al cambio di passo verso una nuova Economia Circolare e Responsabile attraverso pratiche e modelli produttivi a forte impatto rigenerativo, per sé stessa e per la comunità del suo indotto, con moltiplicatori sociali importanti. Fare di necessità virtù, riuscire a trasformare un esubero o un rifiuto in una “risorsa”, pensare un prodotto in chiave rigenerativa: questi i cardini principali dell’economia circolare, il modello di sviluppo che abbandona il modello lineare di produzione, uso e rifiuto, e che mira a chiudere i cicli. Non solo riuso, quindi, ma anche differenziare, riciclare e, soprattutto, pensare e progettare i prodotti in modo tale che, una volta arrivati a fine ciclo vita, possano essere facilmente disassemblati, riciclati, o riutilizzati per altri fini»[1].
Proprio al fine di incrementare questa visione all’interno delle aziende, affinché possano coinvolgere anche tutti i loro stakeholder nel processo di cambiamento, che una delle tante iniziative a cui l’AISEC ha dato vita è stata quella di attivare dei corsi di formazione online con l’ulteriore obiettivo di fornire un’introduzione alla materia della circolarità, partendo dalla nascita del concetto di economia circolare e dal quadro normativo attuale, sino ad arrivare ai casi studio da monitorare, ai risultati che sono stati ottenuti negli ultimi anni in termini di sostenibilità e alle metodologie di misurazione dei parametri che rendono un’azienda al 100% sostenibile, per l’agire del futuro. Abbracciare, infatti, il modello circolare, significa, come si diceva in apertura, cambiare profondamente paradigma economico e ciò non può che coinvolgere una molteplicità di aspetti: chiaramente quello produttivo, ma a catena anche quello normativo, organizzativo e di consumo, implicando – con quest’ultimo – una forte ricaduta sulla vita quotidiana dei singoli e avendo “il potere” di influenzare le abitudini di milioni di consumatori.
Greenthesis Group ha collaborato e preso parte attivamente a questi corsi recependo e restituendo svariati spunti di riflessione interessanti. In particolare, di grande importanza nella comprensione del come riuscire a ottenere nella pratica questo cambio di paradigma, è stata l’individuazione di tre aree d’intervento:
- Area 1. Offerta degli attori economici;
- Area 2. Domanda e comportamento dei consumatori;
- Area 3. Gestione dei rifiuti.
In ciascuna di queste tre aree ci sono vari settori specifici che devono essere tenuti sotto controllo affinché ci si migliori in termini di circolarità. Della prima area, ad esempio, fanno parte tutte quelle soluzioni che portano a trovare dei sistemi di approvvigionamento sostenibile, premiando magari le materie prime seconde, affidandosi a dei fornitori piuttosto che altri in base alla loro sostenibilità e al loro impegno in materia di green economy e che possano fornire certificazioni ambientali. Oltre a questo, bisogna poi impegnarsi in una progettazione ecologica dei prodotti, che valuti sin dalle fasi embrionali del prodotto il suo impatto ambientale futuro, quindi pensare a qualcosa che sia di lunga durata, facilmente riparabile, riutilizzabile, possibilmente disassemblabile e che una volta dismesso possa essere il più possibile riciclato e reimmesso nel ciclo della vita di futuri prodotti. Anche la simbiosi industriale, ossia «lo scambio di risorse (materia, energia, acqua, sottoprodotti o esperienza) tra industrie tradizionalmente separate, al fine di realizzare con un approccio integrato uno strumento per la chiusura dei cicli delle risorse»[2], è senz’altro un settore da prendere in considerazione per dare vita a una sinergia e a una collaborazione tra imprese per raggiungere l’obiettivo ZeroWaste. Sempre nella prima area, quella dell’offerta degli attori economici, bisognerebbe incentivare il passaggio a un’economia della funzionalità, ossia quel meccanismo in grado di spronare «un’azienda, qualunque sia la sua forma, nel passare dalla vendita di un bene o di un servizio alla contrattualizzazione di una performance d’uso fondata sull’integrazione di beni e servizi», fornendo così «una risposta alle sfide di sviluppo territoriale sostenibile»[3].
Per quanto riguarda il secondo campo d’azione dell’economia circolare, ossia l’area che si riferisce alla domanda e al comportamento dei consumatori, bisogna concentrarsi su due settori principali: il consumo responsabile e il prolungamento della durata d’uso. Entrambi sono sicuramente più facilmente gestibili se a monte sono stati messi in atto tutti i cambiamenti sin qui esplorati, ma è fondamentale avere una cura particolare nei confronti del fruitore, spingerlo ad acquisti consapevoli, a un consumo collaborativo (ad esempio portandolo verso beni e servizi della sharing economy) e a una sempre maggiore attenzione verso un uso meno vorace del bene, puntando a farlo durare il più a lungo possibile grazie alla riparazione, al reimpiego e al riutilizzo come metodi di allungamento della vita del prodotto.
L’ultimo campo d’azione, quello della gestione dei rifiuti, che è anche quello che ci riguarda più da vicino, risulta essere altrettanto importante, perché senza di esso non sarebbe proprio possibile chiudere il ciclo della circolarità. Il rifiuto deve smettere di essere scarto e iniziare a essere risorsa. Come farlo? Cercando di dare al rifiuto una seconda vita: o attraverso il riciclo, riprocessando materiali scartati per ottenerne di nuovi, oppure tramite il recupero, cioè utilizzando questi materiali per la produzione di energia pulita.
Riuscendo a ottimizzare i vari settori di ciascuna area d’interesse, diventa davvero possibile dare vita alla rivoluzione copernicana della circolarità, la quale indubbiamente è in grado di portare benefici non solo a livello micro-economico, ma anche a livello macro-economico. Se, infatti, è facile immaginare l’impatto micro-economico positivo per l’impresa, in termini di spesa (in fase di approvvigionamento), di ambiente, di reputazione e di customer care; più difficile è ragionare in termini macro-economici. Bisogna perciò pensare a lungo termine e immaginare uno scenario in cui viene abbattuto il fattore di rischio della volatilità dei prezzi delle materie prime (per i paesi importatori) potendo ridurre notevolmente i flussi di queste ultime che si vedrebbero sostituite in misura sempre maggiore con materie prime seconde; uno scenario in cui puntando sull’innovazione e sulla ricerca si potranno avere maggiori tassi occupazionali e, dunque, un incremento della crescita economica; uno scenario in cui, infine, preservando il capitale naturale e ricostituendolo si potrà realmente incidere sui cambiamenti climatici e dare vita a un’inversione di rotta che porti a un mondo a emissioni zero.