Decarbonizzazione e sostenibilità edilizia
- by Greenthesis Group
- 24 giu 2020
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A marzo scorso è stato reso pubblico il Manifesto di GBC Italia (Green Building Council) sezione nostrana della World GBC, ossia la più grande organizzazione al mondo attiva sul fronte dell’edilizia sostenibile. Con il titolo “Un ambiente costruito sostenibile per l’Italia del futuro” questo documento si propone di seguire le linee guida tracciate già a livello europeo con l’avvento del Green Deal e di proporre delle azioni concrete per raggiungere, in particolare, uno degli obiettivi comunitari più importanti: la decarbonizzazione entro il 2050.
In questo periodo così delicato in cui si trova l’intero paese (e non solo) è impossibile pensare di non calare il manifesto nell’attuale situazione di emergenza. Nei prossimi mesi, infatti, le istituzioni saranno chiamate a prendere importanti provvedimenti per dare nuovo impulso all’economia e rilanciare le attività produttive. Perciò, forse, è proprio questo il momento giusto per attuare quell’indispensabile cambio di rotta verso l’economia circolare, passando anche attraverso la promozione di costruzioni sostenibili affinché esse siano bandiera per il rilancio dell’intero settore edile.
Il presidente di GBC Italia, Giuliano Dall’Ò, nel presentare il manifesto ha dichiarato: “Con questo manifesto GBC Italia non vuole semplicemente stimolare il mondo istituzionale, ma si mette a disposizione per collaborare affinché le politiche già messe in campo vengano rafforzate, nell’interesse di tutti gli attori coinvolti nella filiera delle costruzioni e delle infrastrutture, molti dei quali fanno già parte della nostra comunità” [1].
Il Manifesto è stato inviato al Presidente del consiglio Conte, rivolgendosi di riflesso a tutta la classe politica italiana mostrando come anche il comparto dell’edilizia con le sue proposte di ripresa, cerchi di far sentire la propria voce, aggiungendosi alle richieste e agli appelli di singoli professionisti e costruttori.
Obiettivo principale è quello di ridurre le emissioni di co2 e per farlo è necessario agire proprio a livello edilizio dal momento che gli edifici sono “responsabili del 36% di tutte le emissioni, del 40% di energia, del 50% di estrazione di materie prime nell’Ue, del 21% del consumo di acqua” [2]. Inoltre, considerando che il patrimonio edilizio mondiale verosimilmente raddoppierà da qui al 2060, risulta ancora più urgente ristrutturare ciò che già esiste e progettare i nuovi edifici in modo del tutto diverso, passando dal concetto di edificio a energia zero, a quello di edificio a Zero Emissioni di co2.
“Da qui la necessità di compiere un’azione coordinata, non lasciata alle singole iniziative, da parte di tutto il settore, per cambiare drasticamente il modo in cui gli edifici sono progettati, costruiti, usati e decostruiti. Per fare questo servono obiettivi di riduzione volontaria dall’industria e l’introduzione di nuove leggi a livello locale e nazionali. Ma, anche, il massimo utilizzo di risorse esistenti, promuovendo la ristrutturazione, anziché la demolizione. E la ricerca di nuovi modelli commerciali circolari che riducano la dipendenza da materie prime ad alta intensità di CO2. In Italia, ad esempio, il contributo a questo disegno potrebbe arrivare dall’approvazione della legge contro il consumo di suolo, che sostiene il riuso e il recupero degli edifici” [3]. Si potrebbero prendere come riferimento per l’agire futuro le pratiche virtuose già in uso nei paesi del Nord Europa, come ad esempio la Norvegia, in cui la maggior parte dei cantieri è alimentata da sole energie rinnovabili.
Se molti miglioramenti sono stati attuati nel campo dell’efficienza energetica, del riscaldamento o dell’illuminazione, è comunque ancora troppo poco. È vero che abbiamo nuovi sistemi di illuminazione più efficienti e che le migliorie nei serramenti e nei sistemi di isolamento hanno fatto sì che serva meno energia per riscaldare (o raffreddare) le abitazioni; è vero anche che c’è stato dal 2010 ad oggi un aumento di oltre il 20% nell’uso delle energie rinnovabili per alimentare gli edifici, eppure il consumo di suolo è cresciuto in tutto il mondo e di conseguenza anche il consumo globale di energia. È necessario, quindi, catalogare gli edifici che verranno costruiti (e quelli già esistenti) con sistemi di rating che indichino quanto consuma un edificio, quali sono i materiali di realizzazione, qual è il grado di isolamento acustico e termico, e così via. A tal proposito all’interno del recente Circular Economy Action Plan, lanciato dall’Unione Europea come piano operativo per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, è prevista un’intera sezione che si focalizza sull’edilizia, tramite il progetto Level(s). Sul sito ufficiale della Commissione Europea si legge che Level(s) è uno strumento open source volto al miglioramento della sostenibilità edilizia. Utilizzando gli standard già esistenti, Level(s) si arricchisce con nuove metriche di valutazione al fine di arrivare a un approccio comune a tutta l’Unione nella valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici. All’interno di Level(s) vengono utilizzati indicatori affidabili tarati sulle norme europee in materia di energia, materiali, acqua, salute, cambiamento climatico e valore del ciclo di vita, cercando così di collegare l’impatto del singolo edificio con le priorità di sostenibilità europee [4].
Giuliano Dall’Ò in proposito ha chiarito che: “Il progetto europeo Level(s), a cui partecipiamo insieme al World Gbc, è […] una conferma di quanto sia importante trovare una sinergia tra il nostro lavoro e le attività legislative e normative” [5].
A fianco, infatti, alle iniziative delle singole aziende è necessario sentire il supporto delle istituzioni, tramite, ad esempio, i CAM (Criteri Ambientali Minimi), che devono essere continuamente aggiornati per poter davvero tendere alla valorizzazione della qualità ambientale e al rispetto dei criteri sociali, rispondendo anche all’esigenza di razionalizzare i consumi, prerogativa della Pubblica Amministrazione.
Il tema della decarbonizzazione edilizia è, dunque, un tassello molto importante nel processo di trasformazione che porta verso un’economia sempre più circolare. E se, chiaramente, è fondamentale il supporto e l’impegno concreto delle istituzioni (statali ed europee), altrettanto importante è sottolineare come, anche in un settore così diverso dal nostro, la parola chiave da tenere presente sia, però, la stessa: innovazione. Quell’innovazione che è da sempre il nostro vessillo e tratto distintivo in trent’anni di esperienza in favore dell’ambiente che ci circonda.
[3] https://valori.it/edilizia-responsabile-del-39-emissioni-di-co2/