Economia circolare: COVID-19 mette a rischio il primato italiano nella bio-economia
- by Greenthesis Group
- 8 giu 2020
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Il 19 marzo scorso è stato presentato il Rapporto nazionale sull’Economia Circolare realizzato dal Circular Economy Network [1] in collaborazione con Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), in occasione della Conferenza nazionale sull’Economia circolare 2020.
Secondo il Rapporto, l’Italia, per il secondo anno consecutivo, è prima in Europa in materia di economia circolare. La classifica, nella quale ci troviamo in testa, viene stilata in base a un particolare indice chiamato per l’appunto “di circolarità”. Il valore attribuito a questo indice si calcola in base al livello di efficienza nell’utilizzo delle risorse in cinque specifiche categorie: produzione, consumo, gestione dei rifiuti, mercato delle materie prime/seconde e, infine, investimenti/occupazione. L’Italia, con 100 punti, si trova appunto al vertice, prima di Germania e Francia (rispettivamente a 89 e 88) e distanziando di gran misura la quarta Polonia e la quinta Spagna, con 72 e 71 punti. Anche per quanto riguarda la bio-economia, settore sul quale si è incentrato il focus del Rapporto 2020, l’Italia si dimostra virtuosa, con un settore bio-economico che cresce di valore e aumenta il suo peso complessivo facendo registrare un fatturato di oltre 312 miliardi di euro. Questo dato è molto importante ma non dobbiamo dimenticare che la bio-economia è fondamentale soltanto “a patto che sia rigenerativa, basata su risorse biologiche rinnovabili, e utilizzata difendendo gli ecosistemi, senza compromettere il capitale naturale. Da questo punto di vista è essenziale la tutela del suolo, delle foreste, delle risorse marine nello sviluppo di una bio-economia rigenerativa e sostenibile” [2].
Non ci sono, però, solo buone nuove. Infatti, sebbene anche quest’anno l’Italia conservi la sua leadership in Europa, si registra una flessione di alcuni punti rispetto all’indice 2019, mostrando un andamento tutt’altro che in crescita, al contrario delle nazioni alle nostre spalle, Francia e Polonia in particolare, che invece sono in rapida espansione e migliorano le loro performance nel tasso di circolarità. Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network, a proposito di questo risultato ha dichiarato: “Nell’economia circolare, l’Italia è partita con il piede giusto e ancora oggi si conferma tra i Paesi con maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia, ma oggi registriamo i segnali di un rallentamento, precedente anche alla crisi del coronavirus, mentre gli altri paesi si sono messi a correre: in Italia gli occupati nell’economia circolare tra il 2008 e il 2017 sono diminuiti dell’1%. Ed è un paradosso che, proprio ora che l’Europa ha varato il pacchetto di misure per lo sviluppo dell’economia circolare, il nostro Paese non riesca a far crescere questi numeri” [3].
Anche Roberto Morabito, direttore del dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi di Enea si dice al riguardo preoccupato: “Il Rapporto conferma come l’Italia sia ai primi posti tra le grandi economie europee in molto settori tuttavia, l’andamento temporale degli indicatori mostra purtroppo un peggioramento per il nostro Paese. […] Serve un intervento sistemico con la realizzazione di infrastrutture e impianti, con maggiori investimenti nell’innovazione e, soprattutto, con strumenti di governance efficaci, come per esempio l’Agenzia nazionale per l’economia circolare” [4].
Tra le cause di questo rallentamento, infatti, secondo quanto riportato nel Rapporto, c’è innanzitutto la scarsità di investimenti destinati all’avanzamento tecnologico, dato quest’ultimo provato dallo sconfortante ultimo posto occupato dall’Italia per quanto concerne i brevetti. Mancano inoltre, sul fronte normativo, una Strategia e un Piano d’azione nazionali per l’economia circolare, entrambi strumenti indispensabili affinché si possa avviare un percorso di uscita da quei danni economici e sociali inevitabilmente prodotti dall’epidemia ancora in corso. Del resto per rendere davvero operativo il Green Deal occorrerebbe almeno il triplo delle risorse stanziate e, anzi, proprio l’innovazione e la green economy potrebbero essere una base di ripartenza anche per la situazione di crisi attuale.
Ciascuno di noi deve, sempre più, entrare nell’ottica che le politiche economiche a favore dell’ambiente, dell’innovazione, della finanza sostenibile e di tutto ciò che riguarda la trasformazione dell’economia verso la circolarità, non sono soltanto delle scelte politiche, ma riguardano il benessere dell’intero pianeta. Come ci dimostrano i dati l’Italia è una nazione virtuosa, ma proprio per questo non possiamo permetterci di mollare la presa e cadere in quel pericoloso stallo che il Rapporto ci ha con evidenza mostrato. Anzi, proprio ora, in questo momento di estrema crisi, dobbiamo ancor di più prendere consapevolezza che anche la ripartenza del Paese può e deve passare dalla questione ecologica, per il nostro benessere e, allargando lo sguardo, per il benessere di tutti.
[1] Il cen è un progetto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed è aperto a tutte le imprese che intendono promuovere la transizione verso un’economia circolare tramite azioni e impegni concreti. Tra gli scopi principali ha quello di “promuovere, raccogliere e divulgare studi, ricerche ed elaborazioni sull’economia circolare; definire gli indicatori chiave di circolarità e analizzare le performance nazionali; effettuare la ricognizione delle principali criticità e delle barriere da rimuovere, indicando le possibili soluzioni; favorire una positiva interlocuzione tra il mondo delle imprese e le istituzioni; elaborare strategie, policy e misure da proporre ai decisori politici; valorizzare e contribuire alla diffusione delle buone pratiche e delle migliori tecniche”. Per una consultazione completa del Rapporto 2020 si rimanda a questo link: https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/Rapporto-economia-circolare.pdf
[3] https://www.lifegate.it/imprese/news/cosa-dice-rapporto-nazionale-economia-circolare-italia-2020