International Energy Outlook 2019 - Trend globali dell'energia
- by Greenthesis Group
- 12 nov 2019
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L’Energy Information Administration (IEA) ha lanciato qualche giorno fa il suo rapporto annuale in cui fotografa il sistema energetico mondiale e ne stima gli sviluppi entro il 2050
Con l'autunno arriva come ogni anno il momento degli outlook energetici presentati dalle maggiori istituzioni del campo. Il 24 settembre è toccato alla Energy Information Administration (EIA) – l’agenzia statistica e analitica del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti – che ha pubblicato il suo International Energy Outlook (IEO2019) , mentre il 13 novembre sarà il turno della International Energy Agency (IEA) con il suo World Energy Outlook (WEO2019). Secondo EIA, il consumo di energia primaria crescerà di poco meno del 50% – dai 620 quadrilioni di Btu del 2018, alle circa 910 del 2050 – guidato dalla fortissima crescita economica di Paesi come Cina, India e macroregioni come l’Africa ed il Sud-Est asiatico.
Il rapporto annuale di EIA analizza sul lungo termine i mercati energetici suddividendo il mondo in 16 aree e due macro-gruppi di nazioni, a seconda che facciano o meno parte dell’Organization for Economic Cooperation and Develpment (OECD). Un richiamo alla distinzione tra area OECD e non-OECD è consultabile qui. Le previsioni di EIA includono quattro scenari distinti basati su ipotesi che coprono una ampia varietà di possibili sviluppi del sistema energetico mondiale. Il piatto forte del report è però il reference-case, il canonico scenario che descrive il futuro del settore come business-as-usual, delineandone i tratti partendo dalle attuali condizioni socioeconomiche e contemplando solamente le policies energetiche e di contrasto al cambiamento climatico al momento messe in atto. In sostanza il reference-case di EIA tenta di spiegare quale sarà la distribuzione delle fonti primarie e secondarie del sistema energetico mondiale e quanto questo emetterà in termini di gas serra su un arco di tempo che si estende fino a metà secolo, ipotizzando che le condizioni del sistema energetico, industriale, economico e sociale, rimangano esattamente quelle attuali.
Il rapporto considera per il reference-case una crescita economica ed un aumento demografico medi rispettivamente del 3.0% e dello 0.7% annui. Va sottolineato che l’unità di misura che usa EIA è la British Thermal Unit (Btu), che non appartiene al Sistema Internazionale. Per dare un’idea più concreta delle stime che seguono, si ricorda che 1 Btu = 1.055 kJ = 0.00029307 kWh. Per semplificare la lettura si ricorda anche che 1 quadrilione = 10^24. Chiariti questi pochi punti, entriamo quindi nel rapporto vero e proprio.
La prima parte di IEO2019 è come al solito dedicata alle stime sui consumi energetici considerando gli usi finali. Ciò significa che la discriminate della suddivisione delle varie quote dei consumi è il settore economico di riferimento (industria, trasporti o civile). Secondo EIA, il settore industriale – che include attività come estrazione e raffinazione, la manifattura, l’agricoltura o le costruzioni – continuerà a rappresentare la quota del leone dei consumi energetici sugli usi finali, aumentando del 30% il suo peso rispetto ad oggi tra il 2018 ed il 2050, arrivando a consumare 315 quadrilioni di Btu entro metà secolo. Un aumento ancora maggiore (+40%), attende i consumi energetici legati al trasporto; così come per il settore industriale, anche in questo caso i responsabili della crescita monstre sono in gran parte Paesi non-OECD – dove i consumi energetici per i trasporti aumentano a ritmi quasi doppi (+80%). Il settore building (il nostro civile) – che raggruppa strutture residenziali e commerciali – subirà l’aumento maggiore in termini relativi (+65%), indotto dal miglioramento degli stili di vita, dalla crescente urbanizzazione e dal sempre maggiore accesso all’elettricità – dinamiche ancora una volta localizzate prevalentemente in aree non-OECD. La forte crescita su tutti i tre settori richiederà un aumento del 79% nella produzione di elettricità sul periodo considerato.
La seconda parte di IEO2019 passa poi in rassegna le fonti di energia primaria e secondaria e cerca di stimarne le tendenze fino a metà secolo. Come anticipato – secondo EIA – il periodo 2018-2050 vedrà un aumento considerevole in termini di energia secondaria, dell’elettricità (+79%); a questo si associa una crescita conseguente delle rinnovabili in termini di energia primaria, a dimostrare ancora una volta come lo spostamento progressivo del sistema energetico globale verso l’elettricità, sia fondamentale per il processo di decarbonizzazione. In particolare, l’IEO19 prevede per le rinnovabili – incluse solare fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermico, biomassa, biocarburanti, etc.- un aumento medio tra 2018 e 2050 del 3.1% all’anno. Per comprendere meglio la rilevanza di questa cifra, è bene raffrontarla con le crescite medie annue sullo stesso periodo dell’uso del petrolio (+0.6%), del carbone (+0.4%) e del gas naturale (+1.1%). Seguendo questi ritmi le fonti rinnovabili diventeranno l’energia primaria più utilizzata in assoluto, superando il gas naturale ed il carbone entro il 2030, ed il petrolio entro il 2050. Secondo EIA, l’uso del gas naturale crescerà di circa il 40% tra il 2018 ed il 2050, mentre l’utilizzo di petrolio ed affini solamente del 20%.
È naturale a questo punto chiedersi, che significa tutto ciò in termini di emissioni di Greenhouse Gases (GHGs) – ovvero di gas serra? Bene, la storia e la statistica ci hanno ormai insegnato che la curva dell’andamento di un PIL (nazionale, continentale o mondiale indifferentemente), tende a sovrapporsi con quella che rappresenta le emissioni climalteranti, riproducendo quindi tendenze equivalenti. Ciò significa che se l’area considerata – nel caso in questione, il mondo intero – cresce al 3.0% medio ogni anno, anche le emissioni dei principali GHGs (CO2, CH4, N2O, SF6 e CFC), aumentano con simili ritmi e medesimi ordini di grandezza. Le previsioni di EIA confermano in pieno questa dinamica: nonostante un energy mix mondiale a ridotta intensità di carbonio, la considerevole crescita economica e di conseguenza dei consumi energetici, non potrà che produrre un aumento continuo delle emissioni energy-related ad un ritmo medio di poco meno dell’1% annuo sul periodo 2018-2050. Ancora una volta salta agli occhi la differenza tra i dati della zona OECD, che vede un (modestissimo) decremento delle emissioni dello 0.2%, e quelli della zona non-OECD che le vede invece crescere dell’1.0% netto sullo stesso arco di tempo considerato.
Nella selva di cifre e percentuali che rimangono dopo aver letto l’International Energy Outlook 2019 di EIA, rimangono alcuni concetti particolarmente rilevanti:
- la solida tendenza dell’industria a spostarsi verso aree del mondo non appartenenti alla dell’Organization for Economic Cooperation and Development (OECD), in particolare Africa, Sud-Est asiatico ed India;
- la marcata transizione del sistema verso l’elettricità che diventerà il principale vettore energetico;
- gas naturale, petrolio e persino carbone non accennano a “piccare” entro metà secolo. Al contrario, è attesa una crescita progressiva ed inesorabile;
- la caduta dei costi, l’aumento dei consumi ed una modesta quantità di politiche messe in atto in alcuni Paesi, determineranno una ascesa relativamente sostenuta delle rinnovabili.
Appare chiaro come, avendo bene in mente gli obiettivi di COP21 – ovvero mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 1.5-2 °C – i findings del report di EIA siano piuttosto deludenti. Si ricorda infatti, che per rispettare l’Accordo di Parigi occorrerebbe ridurre:
- l’utilizzo del carbone del 59-78% entro il 2030 e del 74-95% entro il 2050;
- l’utilizzo del petrolio del 3-34% entro il 2030 e del 47-78% entro il 2050;
- l’utilizzo del gas naturale in percentuali varie e più complicate da stabilire (la variazione è comunque negativa entro il 2050).