Lo stress idrico porta un quarto della popolazione a rimanere senz'acqua
- by Greenthesis Group
- 8 ott 2019
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La mancanza d’acqua sta preoccupantemente segnando il volto del nostro pianeta. Un quarto della popolazione mondiale vive in condizioni di stress idrico estremo, tanto da far nascere conflitti per conquistarne un po’.
È emerso da un’analisi del World resources institute (Wri), che ha stilato una classifica di 164 nazioni sulla base della loro disponibilità di risorse idriche. Sono 17 quelle che maggiormente rischiano di restare senza, 12 delle quali si trovano nel Medio Oriente o nel Nordafrica: in cima alla lista ci sono Qatar, Israele, Libano, Iran e Giordania; al 13 posto troviamo l’India, che quest’anno è stata colpita dalla peggiore ondata di calore della sua storia, tanto che città come Chennai sono rimaste senz’acqua[1].
In questi paesi il disagio nasce soprattutto dal fatto che l’agricoltura, l’industria e le città consumano annualmente l’80 per cento delle acque superficiali e sotterranee; pertanto l’arrivo del cosiddetto day zero, il giorno in cui le autorità sono costrette a chiudere i rubinetti, è una minaccia concreta.
Ovviamente la crisi ha risonanza e ripercursioni mondiali.
“Stiamo attualmente affrontando una crisi globale”, ha commentato Betsy Otto, direttrice del programma per la gestione delle risorse idriche del Wri. “La popolazione in aumento e l’economia in crescita richiedono sempre più acqua. Ma l’approvvigionamento è minacciato dai cambiamenti climatici, dagli sprechi e dall’inquinamento”. Le ondate di calore sono e saranno sempre più frequenti; luglio 2019 è stato il mese più caldo della storia. In Italia, che si trova al 44esimo posto nella fascia dei paesi ad elevato stress idrico, ogni anno perdiamo per colpa delle falle il 41,4 per cento dell’acqua che viene immessa nelle rete idrica.
Anche negli Stati Uniti, che si trovano al 71esimo posto della classifica, si annoverano delle regioni a rischio. Il Nuovo Messico è spesso costretto ad affrontare periodi di siccità che a loro volta causare carenze alimentari. Attualmente in Zimbabwe, collocato al 72 posto, più di due milioni di persone stanno soffrendo la fame per colpa della siccità che ha danneggiato i raccolti, e non hanno accesso all’acqua potabile.
Nel Regno Unito, entro il 2040 i cambiamenti climatici e l'aumento della popolazione causeranno gravi mancanze d'acqua, che potrebbe quindi perdere la sua reputazione di paese "umido". Entro il 2040, infatti, le temperature di più della metà delle estati inglesi supereranno quelle dell’ondata di calore da record del 2003, che ha causato la morte di 20mila persone in Europa, provocando ulteriori carenze idriche e una possibile riduzione stagionale fino al 50-80 per cento del livello di alcuni fiumi. Questo è ciò che ha riportato Sir James Bevan, amministratore delegato dell’Agenzia Britannica dell’ambiente durante il suo discorso ad una conferenza dell’ong Waterwise che si è tenuta a Londra il 18 e il 19 marzo. I cambiamenti climatici sono infatti riconosciuti come il più grande fattore di rischio per le operazioni svolte dalle aziende del settore idrico[2].
Lo stress idrico è spesso causato anche dal water grabbing, fenomeno che si verifica quando attori potenti prendono il controllo di risorse idriche preziose o le deviano a proprio vantaggio, sottraendole a comunità locali o intere nazioni. Il che origina guerre, migrazioni, l’instabilità finanziaria.
Si stanno cercando soluzioni al problema. Andrew Steer, presidente del Wri ha dichiarato: “Sta emergendo una nuova generazione di soluzioni, ma troppo lentamente. Se falliremo, il prezzo da pagare in termini di vite umane sarà elevatissimo”[3].
Esistono, infatti, diverse strategie da poter attuare: migliorare l’efficienza nel settore agricolo, migliorando le tecniche d’irrigazione e impiegando quindi una quantità minore d’acqua; investire nelle infrastrutture, soprattutto in quelle naturali quali “muri” di alberi e “argini” di mangrovie curando contemporaneamente il paesaggio, bonificando le paludi ed attuando opere di riforestazione; riciclare le acque reflue, da non considerare come un rifiuto, ma riutilizzarle, una volta depurate, per irrigare e fertilizzare i campi. Ancora una volta l’economia circolare si rivela essere la scelta migliore, anzi l’unica che possiamo fare e tornare al passato sarà la chiave per il nostro futuro.
[1] Elisabetta Scuri, Un quarto della popolazione mondiale rischia di rimanere senz’acqua, Lifegate, 9 agosto 2019.
[2] Philiph Budgen, Il Regno Unito rischia di rimanere senz’acqua in un quarto di secolo, Lifegate, 5 aprile 2019.
[3] Elisabetta Scuri, Un quarto della popolazione mondiale rischia di rimanere senz’acqua, Lifegate, 9 agosto 2019.