Principio Cradle-to-Cradle dell’Economia Circolare applicato alle città: l’Esempio di Amsterdam
- by Greenthesis Group
- 27 ago 2019
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Pur consapevoli che la strada verso una riduzione significativa dei rifiuti civili e industriali è ancora lunga, oggi sono in atto svariati esperimenti atti a dimostrare che l’umanità possiede gli strumenti per impostare stili di vita più sostenibili.
Tra gli esempi che oggi vengono presi a riferimento viene spesso citata l’esperienza del chimico tedesco Michael Braungart, che ormai da qualche anno ha sviluppato un modello che prevede l’eliminazione del concetto di rifiuto attraverso una rivoluzione dei sistemi di produzione e di progettazione dei prodotti, denominato Cradle to Cradle.
Secondo il ricercatore, infatti, bisognerebbe superare le cosiddette 4R (Riciclare, Ridurre, Regolamentare e Riutilizzare) utili a limitare i danni ma ancora troppo legate alla “riduzione dell’impronta ambientale” secondo schemi appartenenti al vecchio paradigma. Vorrebbe dire perseverare su un errore di processo attuandone uno sviluppo nuovo, ma ovviamente mantenendo il vizio di forma per il quale si verrebbe rallentati se non addirittura sanzionati.
Dopo 30 anni di specializzazione chimica all’interno di Greenpeace Braungart si occupa ora di potenziare le aziende in questa nuova ottica attraverso l’Environmental Protection Encouragement Agency, un’impresa che si è dimostrata già in grado di creare, tra le altre cose, vernici mangia-smog, moquette capaci di ripulire l’aria e magliette biodegradabili, tutti prodotti con il bollino C2C che, negli Stati Uniti, ne certifica l’ecosostenibilità.
La sfida principale, quindi, consiste non nel mutare l’attuale struttura industriale in grado semplicemente di limitare i danni, bensì di pianificare un modello produttivo completamente innovativo che contenga al suo interno una predisposizione virtuosa alla non-produzione dei rifiuti[1].
Un’idea encomiabile e una spinta a rivedere il design di alcuni oggetti di consumo che però risulta difficile immaginare su larga scala e su tutti i materiali funzionali al modello di sviluppo contemporaneo. Il concetto di Cradle to Cradle, letteralmente “dalla culla alla culla” suggerisce che sia possibile tornare ad un modello di progettazione di alcuni materiali prevedendone il reintegro in natura una volta finito il loro utilizzo.
Il concetto Cradle to Cradle propone anche che sia possibile tramutare la vendita di alcuni prodotti in un’elargizione di servizi, una sorta di leasing ecologico in grado da una parte di utilizzare materiali migliori (in quanto più ragionati e duraturi) e dall’altra di minimizzarne i costi. “Ci vuole pazienza, ma alla fine il cerchio si chiude” ci comunica lo stesso Braungart[2].
Durante il Re-Think Milano 2019, il Forum sull’Economia Circolare al quale abbiamo avuto la fortuna di partecipare lo scorso febbraio, è risultato invece di particolare interesse l’intervento di Shyaam Ramkumar riguardante la città di Amsterdam e le sue molteplici iniziative comunali inserite nell’ottica dell’Economia Circolare. In particolar modo, l’intervento si è sviluppato viaggiando sul triplice binario dell’edilizia, della bio-economia e dell’innovazione.
Nello sviluppo del suo discorso, ad esempio, il Coordinatore di StudioHub Europe, Organizzatore del Circular Economy Club di Milano, nonché Esperto della Circular Innovation a Tondo, ha fatto riferimento al cantiere navale abbandonato di De Ceuvel per trattare il grande tema delle costruzioni green: con l’idea di partenza di trasformare le vecchie imbarcazioni inutilizzate in ambienti di lavoro ecosostenibili mediante l’opera di recupero da parte di designer, archetti e anche consulenti per la sostenibilità, questa area della capitale olandese si è pian piano trasformata in quella che è oggi a tutti gli effetti un office park.
Un progetto del genere, ovviamente, verteva fin dal suo sviluppo iniziale circa il grande tema dell’Economia Circolare, modello che è stato replicato anche nella sua figura architettonica.
Tutto questo “è stato possibile grazie all’uso di pannelli fotovoltaici, la cui energia può essere scambiata tra i diversi edifici grazie all’uso della blockchain, attraverso l’uso del compost proveniente dai bagni e grazie alla creazione di una green house utilizzata per la produzione di cibo e per filtrare e purificare le acque”, come si può leggere dallo stesso documento prodotto da Tondo.
Un’altra forte componente è stata quella inerente allo smaltimento, al reintegro o alla rigenerazione dei differenti rifiuti prodotti a valle di ciascuna attività. Attività che non possono essere sottovalutate se l’obiettivo è il perseguimento di un approccio completamente circolare che conduce, come risultato, ad un progetto che si può definire di bioraffineria urbana. Si tratta a sua volta di un progetto in continuo sviluppo, che vede molte delle soluzioni tuttora adottate come un’integrazione successiva. Questo da l’idea di quali possano essere le modifiche attuabili in un’area abbastanza ristretta, così da proiettarli in scala e renderli applicabili anche ad aree più ampie, fino all’intera città.
Ulteriore esempio di circolarità applicata all’urbanistica è dato dal Park 20/20-C2C Centre, una zona interamente pensata per ospitare gli uffici di grandi aziende come Sony, Bosch e Siemens che si basa interamente sul principio di economia circolare e di biodiversità. Basata interamente sul principio del Cradle to Cradle, questa area ha come caratteristica quella di avere tutti gli edifici con impianti interconnessi dal punto di vista energetico. The Edge, il principale tra questi, nel 2015 si è addirittura aggiudicato il titolo di Edificio più ecosostenibile nel mondo grazie alla sua capacità di produrre autonomamente più energia di quanto ne necessita.
L’intero parco, quindi, è una perfetta dimostrazione di come attraverso i principi di Economia Circolare si possa sviluppare un progetto ecosostenibile inserito in un contesto corporate.
Lo stesso team urbanistico autore del De Ceuvel, poi, ha realizzato un intero quartiere di ben 46 case galleggianti dal nome Schoonschip. Il progetto, presentato sempre da Ramkumar, nasce già completamente inserito nell’ottica del nuovo paradigma e presenta al suo interno spazi e indicazioni utili allo sviluppo di nuovi materiali ecosostenibili, al trattamento delle acque e allo smaltimento dei rifiuti, oltre naturalmente all’autosufficienza energetica.
L’azienda addetta allo smaltimento dei rifiuti della capitale olandese, la AEB, ha poi dato il via alla realizzazione di un impianto per la termovalorizzazione riunendo diverse compagnie quali la Biodiesel Amsterdam, la ChainCraft e la Power to Protein con l’obiettivo di sviluppare insieme un’area di gestione delle problematiche ecologiche e progetti di riciclo innovativi. Tale area ha preso poi il nome di Port of Amsterdam, e ha già dato origine a 25 milioni di metri cubi di biogas, 120 mila tonnellate di biodiesel e 5 mila tonnellate di fertilizzanti.
È indubbio, quindi, che i presupposti affinché l’Economia Circolare e il suo sviluppo in un sistema Cradle to Cradle prenda piede si manifestino in “una condivisione del know-how tra i protagonisti del settore nell’ottica di unire i risultati delle ricerche e portare ad una ottimizzazione nell’uso delle risorse ed ad una riduzione degli sprechi”[3].