La rivoluzione dell’architettura urbana nelle città sensibili del futuro
- by Greenthesis Group
- 1 lug 2019
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Il mondo sta attraversando profondi cambiamenti, così mentre strati di reti e informazioni digitali coprono lo spazio urbano, emergono nuovi approcci allo studio dell'ambiente costruito. Il modo in cui descriviamo e comprendiamo le città viene radicalmente trasformato, così come lo sono gli strumenti che utilizziamo per progettarle. Il concetto di "città sensibili" introdotto dall’architetto Marco Ratti rispetto a quello di "smart city” pone l'accento più sull'aspetto umano che su quello tecnologico. Si parla qui di una città capace di sentire, ma anche di una città sensibile e capace di rispondere ai cittadini ed ai loro bisogni, nonché “venire in soccorso” anche nello sviluppo dei centri urbani futuri. Se, da un lato, queste città continuano ad elaborare sistemi sempre più avanzati di digitalizzazione, dall’altro, hanno il dovere, infatti, di creare valore aggiunto soprattutto per cittadini, imprese e PA attraverso una pianificazione sistematica delle nuove infrastrutture. Si tratta di un processo di sviluppo affascinante, complesso e caratterizzato da diverse problematiche, che, tuttavia, potrà produrre importanti opportunità di business una volta che una connessione stabile tra le diverse risorse a disposizione sarà attiva. I dati delle Nazioni Unite suggeriscono che entro il 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, ragion per cui si pone impellente il problema di riorganizzare le città, per ottimizzare i servizi offerti ad un numero crescente di residenti attraverso l’utilizzo della tecnologia. L’urbanizzazione sta esercitando una pressione sempre maggiore su infrastrutture, trasporti, elettricità, strutture idriche e tutti i meccanismi della vita quotidiana. I governi di tutto il mondo si trovano ora di fronte alla sfida di dover identificare i modi per gestire questo sviluppo in modo sostenibile. Realizzare una smart city (o meglio ancora dire sensibile) vorrà dire, quindi, massimizzare l’efficienza della città nel gestire le proprie risorse attraverso, ad esempio, spazi urbani intelligenti, funzionali, in grado di garantire benessere e migliorare la qualità della vita. Sfruttando il carattere pervasivo dei dati e dei servizi offerti dalle tecnologie digitali come il Cloud (che permette agli utenti di accedere e utilizzare da remoto funzionalità hardware e software via Internet) o l’Internet of Things (neologismo che si riferisce all'estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti), è possibile aiutare a connettere le diverse parti interessate della città e migliorare il coinvolgimento dei cittadini, offrire nuovi servizi e migliorare quelli esistenti. Inevitabilmente si presenteranno, però, anche delle questioni abbastanza delicate da tenere in conto sul piano etico: nelle città intelligenti, dove si dovrà essere disposti a cedere un po’ di privacy in cambio di servizi più efficienti, sarà reale il rischio di venire controllati in ogni nostra singola azione. Qualcosa di simile sta succedendo in Cina con “il sistema di credito sociale” capace, già da ora, attraverso un algoritmo informatico di monitorare e gestire i cittadini cinesi con un controllo sempre più stretto in grado di assegnare ad ognuno di loro un punteggio numerico al fine di avere una serie di ricompense, o punizioni, volte a incoraggiare le persone e le imprese a rispettare le regole e a promuovere l’integrità e l’affidabilità nella società in generale. Sistema che per molti esperti del settore viene identificato come «un sistema orwelliano basato sul controllo di praticamente ogni aspetto della vita umana».
Entro il 2023 si stima che il mercato globale delle città “smart” possa raggiungere circa 634 miliardi di euro ed oggi la Cina con i suoi 1000 progetti in fase di realizzazione, di cui 500 nazionali, è leader mondiale sulla sfida legata all’intelligenza artificiale. La classifica delle città più smart, stilata alla fine del secondo anno dello studio “Smart City Strategy Index” redatto dalla “Roland Roger”, mostra risultati sorprendenti ed inaspettati: al primo posto si trova Vienna, seguita da Londra e St. Albert in Canada. La rimanente top 15 è completata quasi nella sua totalità da diverse città del mondo asiatico (tra queste Singapore, Shanghai, Chongqing, Shenzhen). In Finlandia intanto è stato lanciato il progetto”6Aika” che interessa le sei maggiori città del Paese legate insieme da una stretta collaborazione in termini di trasporto, logistica, occupazione e istruzione. Con oltre 4 mila aziende coinvolte e 50 diversi campi di azione l’impatto sui servizi e sulla vita quotidiana dei cittadini interessati è stato enorme considerato che quasi 1/3 della popolazione finlandese vive in queste aree.
Lampioni a led intelligenti, semafori telecontrollati, sensori e telecamere per la gestione del traffico e della sosta dei veicoli, monitoraggio ambientale, torrette di ricarica elettrica e per il pronto soccorso, sensori per il controllo dell'allagamento di sottopassi, la riqualificazione delle linee elettriche, sistemi di video sorveglianza Wi-Fi urbano e fibra ottica, tutte soluzioni che, oltre ai benefici economici ed ambientali , possono portare un impatto positivo anche sulla vita dei cittadini. Invece di un insieme lineare di raccolta, analisi e reazione dei dati, ci sarà uno scambio di impulsi e risposte in tempo reale. Ad esempio, gli edifici per essere intelligenti saranno dinamici e reattivi a ciò che sta accadendo intorno a loro: adatteranno il riscaldamento e l’illuminazione in risposta al tempo, conserveranno energia quando i costi sono bassi per utilizzarla quando la domanda aumenta ed i prezzi salgono. Prendendo spunto da ciò che altre città mondiali stanno mettendo in campo in qualità di Smart Cities, in Italia è Milano che, anno dopo anno, sta diventando un trampolino di lancio e un punto di riferimento per l’Italia e l’Europa nel fornire servizi innovativi alla comunità per migliorare la vita del cittadino, generare risparmio ed efficienza del servizio pubblico. Ed è recente anche la notizia che il Ministero della Difesa e l’Università la Sapienza abbiano firmato un protocollo per realizzare un distretto energetico in grado di far diventare Roma già nei prossimi tre anni più Smart. In particolare, la collaborazione prevede la sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative, le attività di alta formazione nel campo della produzione da energie rinnovabili, della corretta gestione del ciclo dei rifiuti, dei principi teorici sui quali si fondano le smart city e le smart grids, ovvero le reti che vanno nella direzione dell’inclusione di fonti rinnovabili, creando una o più comunità energetiche, in grado di auto-produrre e vendere la propria energia. Quello che non molto tempo fa sembrava fantascienza – l’idea che una massiccia proliferazione di dispositivi avrebbe potuto conferire intelligenza al tessuto di un’area urbana – sta diventando una realtà.
Fonti:
https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/teleborsa/economia/55_2019-04-04_TLB.html
https://www.wired.co.uk/article/china-social-credit-system-explained
https://www.economist.com/briefing/2016/12/17/china-invents-the-digital-totalitarian-state
http://www.cnrweb.tv/carlo-ratti-la-smart-senseable-city-a-misura-duomo/
https://www.agcnews.eu/cina-ecco-come-funziona-il-distopico-credito-sociale-di-pechino/