Il ciclo dei rifiuti e della differenziata: dove finisce tutto il materiale?
- by Greenthesis Group
- 22 ott 2018
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Dopo anni di leggi, campagne informative e qualche multa, inizia finalmente a crescere la consapevolezza che, per avere un mondo più pulito e libero dai rifiuti, sia essenziale la differenziata. In Italia ogni persona produce in media 497 chilogrammi di rifiuti urbani all’anno, il 51% dei quali viene sottoposto a riciclaggio e compostaggio, riducendo sensibilmente il loro impatto sull’ambiente, grazie all’impegno che molti, abitualmente e giornalmente, manifestano in questa civile pratica. Un risultato importante e tra i migliori al mondo, ma ancora non sufficiente, che varia da regione a regione e da paese a paese: in Italia, ad esempio, sono più virtuose le regioni settentrionali con il 64,2 per cento di rifiuti urbani riciclati rispetto alla produzione totale; il dato scende al 48,6 per cento nel centro e al sud si riduce ulteriormente al 37,6 per cento. Oggi le leggi italiane ed europee, che indicano in che direzione devono muoversi i singoli stati, prevedono un progressivo passaggio verso un’economia “circolare”, dove buona parte dei materiali viene riciclata e riutilizzata più volte. Con l’obiettivo di ridurre gradualmente l’impiego delle discariche, il metodo che fino ad oggi è stato il più economico ma allo stesso tempo più inquinante per smaltire i rifiuti, così entro il 2035 in Europa al massimo il 10% del totale dei rifiuti potrà essere smaltito lì. Ma come funziona questo servizio fondamentale?
Semplificando moltissimo, il servizio di ritiro e smaltimento dei rifiuti urbani viene finanziato attraverso un sistema di tassazione locale. L’importo che ognuno deve pagare cambia così a seconda delle politiche scelte dal comune (dalla dimensione dell’abitazione alla misurazione effettiva della quantità di rifiuti prodotta). Aziende poi private, pubbliche o miste si occupano della raccolta e dello smaltimento. In Italia la raccolta differenziata interessa principalmente quattro grandi tipologie di rifiuti: carta, vetro, alluminio/acciaio e plastica. A questi si aggiunge, in alcuni comuni, l’ulteriore separazione tra l’organico (“umido”) e i rifiuti non differenziabili. Quello che succede ai nostri rifiuti una volta confluiti nei bidoni condominiali o nei corrispondenti cassonetti per la differenziata, per molti rimane però un mistero, incentivando a volte anche un po’ di diffidenza nei cittadini verso un servizio così importante. Dopo essere stati ritirati i rifiuti vengono trasportati nelle stazioni di trasferimento, impianti dove i vari tipi di rifiuti sono smistati, se necessario compattati, e caricati su camion più grandi che li porteranno negli impianti finali per il loro trattamento, centri che hanno, inoltre, il compito di effettuare una suddivisione più accurata nelle varie sotto tipologie di rifiuti. Ad esempio la plastica non è mai formata da un unico materiale, ma ognuno è realizzato con polimeri diversi che danno particolari caratteristiche e proprietà. Oggi si utilizzano, rispetto alla manualità di ieri, sistemi moderni che, emettendo onde elettromagnetiche, riescono a riconoscere, a seconda di come queste onde vengono riflesse, il materiale che compone il rifiuto. Il macchinario smista poi il tutto, anche in base al colore, utilizzando per esempio getti d’aria compressa per indirizzarlo su altri nastri trasportatori. Solo un numero ridotto di operatori sorveglia il lavoro della macchina, intervenendo solo nel caso in cui venisse commesso un errore. Suddivisi così per tipologia, i rifiuti di plastica vengono immagazzinati e successivamente venduti alle industrie che li lavorano per il riciclo vero e proprio. La plastica riciclata viene usata per innumerevoli scopi, mischiata poi a plastica ottenuta dalla lavorazione del petrolio, può anche essere impiegata per prodotti di maggior pregio. Stesso discorso vale per la carta, tra i materiali più riciclati in Italia, utilizzata per produrre prodotti derivanti al 100% dal riciclo o carta di maggiore qualità e resistenza mischiandola alle preparazioni derivanti dal trattamento del legno. Idem per vetro ed alluminio che, avendo una resa ancora migliore, possono essere riciclati teoricamente all’infinito.
Di solito i comuni e le aziende che si occupano del recupero della spazzatura distribuiscono volantini con le istruzioni, ma queste non sono sempre molto dettagliate e qualche dubbio può rimanere. Può capitare così a volte di sbagliare qualcosa nel conferimento dei rifiuti. I sistemi di selezione nelle stazioni di trasferimento, come visto, ci vengono in aiuto per rimediare agli errori di questo grande lavoro collettivo. Questo non deve però diventare una scusa per fare meno attenzione quando si fa la raccolta differenziata: meno errori ci sono, più si ricicla facilmente e meno costi, che in fondo sono quasi tutti a carico dei cittadini, si devono affrontare per farlo. Controlli periodici da parte del ministero dell’Ambiente, delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente e degli stessi comuni sono svolti per verificare che raccolta e gestione dei rifiuti siano effettuate nei modi concordati. Molto spesso basta qualche isolato caso di cronaca infatti per alimentare la diffidenza dei cittadini verso il processo generale del riciclo, come il luogo comune fin troppo sentito che comunque in realtà separare nei bidoni non servirebbe a nulla “perché tanto poi mettono tutta l’immondizia insieme in discarica, o per bruciarla”. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi. Vero è che c’è quindi ancora molto da lavorare per rendere più diffusa la differenziata nel nostro paese, ma allo stesso tempo l’economia circolare, a più voci e tante volte citata, non può non prescindere proprio da una corretta raccolta differenziata che offre evidenti e duraturi vantaggi sia sul piano ambientale sia economico.