Economia circolare, una gestione sempre più urgente
- by Greenthesis Group
- 16 ago 2018
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L'obbligo di abbandonare un sistema economico lineare, basato sulla successione take-make-dispose, in favore di un'economia circolare in cui ciò che produciamo possa essere sempre più riutilizzabile si fa ogni giorno più imminente.
Una delle notizie sicuramente più rilevabili da un punto di vista ecologico, infatti, è che da quest'anno la Cina, prima importatrice di materiali da riciclo, ha imposto divieti all'importazione di 24 differenti tipologie di materiale, dalla carta straccia di bassa qualità ai rifiuti tessili passando soprattutto per la plastica. E' parte della campagna contro la yang laji, la spazzatura straniera, che per citare alcuni numeri nel solo 2016 era arrivata a spostare dai paesi industrializzati 7,6 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, praticamente il 70% di tutti quelli raccolti.
Ma il mercato europeo dei materiali rigenerati è troppo piccolo rispetto all'infinita offerta di prodotti da riciclare, e così il Governo di Pechino ha notificato all'Organizzazione Mondiale del Commercio che a partire da questo 2018 non sarà accettato nei materiali un contenuto di scarto superiore allo 0,3%, e che la raccolta interna ai confini di materiale da rigenerare dovrebbe bastare a soddisfare la domanda di mercato.[1]
Tutto ciò ha obbligato l'Europa a reindirizzare il flusso di materiale verso i propri inceneritori, anche per poterne ricavare del combustibile riutilizzabile, ma ha portato inevitabilmente ad una saturazione del flusso. La Commissione di Bruxelles ha quindi annunciato il progetto di un’imposizione di tipo fiscale sugli imballaggi di plastica, attuando una politica che fortunatamente in Italia perseguiamo da più di un ventennio. Il Commissario al Bilancio Günter Öttinger ha così annunciato che la «tassa sulla plastica servirà per disincentivarne l’utilizzo come leva per ridurre la massa di rifiuti», mentre il Ministro dell'Ambiente britannico Michael Gove è andato addirittura oltre, arrivando alla presentazione di un piano antinquinamento "che metta fine alla cultura dell'usa e getta".[2]
Dal canto nostro possiamo vantare una posizione da leader nei confronti della politica del riciclo, arrivando ad un tasso di riutilizzo del 76,9% a fronte di una media dell'Unione Europea che si assesta invece al 37%.[3] In Italia il contributo Conai che i consumatori pagano su tutte le merci finanzia infatti il sistema di raccolta differenziata e di riciclo, contribuendo ad ottimizzare il flusso e a riciclare 56,4 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno.
Ma nonostante questa virtù dobbiamo essere consapevoli che nel quadro d'insieme la situazione rimane critica: infatti soltanto Il 9% dei rifiuti plastici nel mondo viene raccolto e riciclato, il 12% diventa combustibile pregiato, mentre il restante 79% soprattutto nei Paesi che non hanno servizi di raccolta viene disperso nell’ambiente.
E' per questo che noi di Green Holding riteniamo sia necessario affiancare all'adozione di un'economia circolare la consapevolezza da parte di tutti, istituzioni, aziende e persone fisiche, di dover ridurre a monte la produzione e l'utilizzo dei materiali stessi.
Siamo chiamati a un'inversione di rotta nei confronti delle nostre abitudini di consumo, ad una maggiore attenzione nei confronti non solo del riciclo di ciò che scartiamo, ma anche e soprattutto della quantità del materiale che scartiamo, non più sostenibile da un ambiente che si fa sempre più saturo.
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-01-12/la-cina-blocca-l-import-rifiuti-caos-riciclo-europa-
[2] http://blog.zonageografia.deascuola.it/articoli/riciclo-si-ma-i-problemi-non-mancano 160732.shtml?uuid=AELQpUhD&refresh_ce=1
[3] http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Waste_statistics/it