Invertire la rotta è possibile!
- by Greenthesis Group
- 14 giu 2021
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Eccoci alla seconda tappa lungo il viaggio alla scoperta del libro “Tutto Ruota”, edito da Guerini e Associati, scritto da Luciano Canova e Fabrizio Iaconetti e promosso da Greenthesis Group. In questo secondo appuntamento, dopo aver parlato degli indicatori del benessere e dell’importanza del pensiero sistemico per attuare la rivoluzione ecologica, passiamo dalla teoria alla pratica e scopriamo come invertire la rotta e convertirsi alla circolarità non è affatto utopia, ma al contrario può diventare realtà.
Per portare avanti la transizione ecologica nel settembre del 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nella quale sono presenti 17 obiettivi, i così detti Sustainable Development Goals, che hanno validità globale e che quindi ciascuno Stato deve impegnarsi a portare avanti per tentare di raggiungerli entro il 2030. La volontà sinergica di far muovere tutti i Paesi del mondo nella stessa direzione è figlia di quella nuova visione sistemica (di cui abbiamo parlato nel primo appuntamento) che supera il concetto di distinzione tra paesi e pone l’accento sulla necessità del coinvolgimento di tutte le componenti delle diverse società: dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e della cultura.
Testo: Ecco quali sono gli obiettivi Onu:
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Porre fine alla povertà in tutte le sue forme;
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Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile;
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Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti;
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Offrire un’educazione di qualità e promuovere per tutti opportunità di apprendimento;
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Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne;
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Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti;
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Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti;
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Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva, sostenibile oltre che la piena e produttiva occupazione;
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Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione;
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Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi;
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Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili;
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Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili;
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Attuare con urgenza politiche che combattano il cambiamento climatico e il suo impatto;
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Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile;
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Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri;
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Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli;
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Rinforzare e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile.
Alla luce degli obiettivi appena elencati, che hanno tutti in comune lo sviluppo sostenibile e la messa in atto dell’ambiziosa transizione energetica, per la sua realizzazione bisogna necessariamente passare attraverso una gestione più integrata e oculata delle risorse, proprio a partire dai rifiuti!
La cattiva gestione dei rifiuti, infatti, sta danneggiando la salute umana e l’ambiente e chi ne paga maggiormente le conseguenze sono i più poveri. Secondo il rapporto della Banca Mondiale intitolato What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050 i rifiuti che produrremo entro quella data saranno il 70% in più rispetto ad oggi se non verrà tempestivamente abbracciato un modello economico che favorisce e stimola il riuso e il riciclo. Ecco perché, per perseguire l’obiettivo di ridurre il più possibile l’uso di fonti di energia non rinnovabili e arrivare in pochi anni a una situazione di neutralità, sarà fondamentale partire anche dall’intera gestione della filiera dei rifiuti ripensandola completamente in ottica circolare.
Pensate che in Italia ciascuno produce in media 497 chilogrammi di rifiuti urbani all’anno di cui il 51% circa viene sottoposto a riciclaggio e compostaggio. Un dato che, sebbene in linea con l’Unione Europea, non è sufficiente. Fare la raccolta differenziata con coscienza è un piccolo gesto ma in grado di produrre un grande risultato. Attuando noi la prima scrematura nella differenziazione dei rifiuti facciamo in modo che una quantità sempre minore di essi finisca in discarica e possa procedere lungo il cammino della rigenerazione! La nostra spazzatura differenziata, infatti, dopo essere stata prelevata arriva alle stazioni di trasferimento dove essi vengono smistati, compattati e preparati per essere portati negli impianti finali per il trattamento. Quando differenziamo, quindi, stiamo agendo seguendo un ragionamento collettivo, vedendo la nostra parte come un tassello di un processo più grande che ha bisogno anche di noi per funzionare, stiamo pensando in maniera sistemica e non lineare, stiamo facendo nostra la filosofia per la quale ciò che oggi gestiamo chiamandolo “rifiuto” è quel che domani diventerà (e chiameremo) “risorsa”!
Qualche esempio pratico per concludere questo secondo appuntamento alla scoperta di “Tutto Ruota”:
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la plastica riciclata può essere usata per innumerevoli scopi, dagli arredi urbani, agli oggetti di arredo, alle cose che meno vi aspettereste: sapevate, ad esempio, che da 20 bottiglie PET si può ottenere una coperta di pile?
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1 kg di vetro riciclato genera 1 kg di nuovi recipienti (senza necessità di aggiungere materiale) e anche l’alluminio ha questa proprietà di poter riciclato senza limite alcuno;
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la carta, tra i materiali più riciclati, con il suo percorso circolare fa sì che il 90% di sacchetti, scatole e giornali siano prodotti a partire da quella riciclata.
Allora, credete sia possibile continuale a chiamarli semplicemente “rifiuti”?